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Eccellenza

Poletti: «Trento, puoi farcela a conquistare la D»

«Ora come ora, possiamo perderlo solo noi questo campionato, e per questo dobbiamo stare ancora più concentrati».
Parola di Thomas Poletti, trentenne difensore del Calcio Trento capolista in Eccellenza. Osservando la classifica ufficiale, i gialloblu vantano soltanto tre punti di vantaggio sull'inseguitrice Fersina, ma nell'ambiente aquilotto sanno benissimo che – a meno di colpi di scena a dir poco imprevisti – le lunghezze di distacco sono sei. Nella graduatoria ufficiale non è infatti conteggiata la vittoria trentina al Druso di domenica scorsa, in quanto il presidente bolzanino Franco Murano ha fatto ricorso per un presunto errore tecnico, quindi l'affermazione gialloblu firmata dal rigore di Quintana è tuttora sub judice.
«Per come ci eravamo trovati dopo la prima parte di campionato – prosegue Poletti – sarebbe davvero una bella soddisfazione chiudere i conti con qualche giornata d'anticipo, quindi non dobbiamo abbassare la guardia e tantomeno ascoltare le voci che si rincorrono nell'ambiente gialloblu, noi ragazzi dobbiamo soltanto pensare a vincere».
Ma chi è Thomas Poletti, giunto in riva all'Adigetto a settembre, a campionato già avviato?
«Sono un difensore di origine ferrarese, ma che ha costruito gran parte della propria carriera, se così la vogliamo chiamare – scherza il simpatico difensore aquilotto – nei campi della Serie D lombarda, ultimi in ordine di tempo Rodengo Saiano, Darfo Boario, Tritium, Colognese e Nuova Verolese, dove nella scorsa stagione ho passato una stagione di sofferenza, sportivamente parlando, per raggiungere una tanto agognata salvezza senza playout. Quest'anno il passaggio nell'Eccellenza trentina con l'obiettivo di vincere, ma venendo in una squadra come il Trento, ricca di storia e blasone, non mi sembra neanche di aver compiuto un salto all'indietro. Comunque bisogna dire che questo è un campionato scorbutico, dove contro di noi tante squadre si chiudono per portare a casa un punto di prestigio. Insomma, anche chi proviene da sopra deve dare tutto, come diceva il mio ex compagno Piovani (già al Piacenza in A) ovunque si va bisogna metterci determinazione, altrimenti si rischia di rimediare figuracce».
La squadra colleziona risultati utili in serie, quattordici vittorie e quattro pareggi negli ultimi diciotto impegni, ma attorno al Trento c'è sempre un certo caos...
«Questo è un vero peccato, noi ci siamo resi protagonisti di un'appassionante e difficile rimonta tra mille difficoltà, ad esempio la partenza a rilento e la tegola penalizzazione, ma non riusciamo a goderci appieno quanto di buono stiamo facendo. Non ci resta che continuare su questa strada senza badare a ciò che succede oltre le recinzioni del campo».
Buona parte del merito della bella risalita va anche a mister Marco Melone, che oltre ad essere l'allenatore delle aquile è anche il primo tifoso del Trento. Come si è trovato con lui?
«Di Merlino non posso dire niente perché, dopo una settimana da quando sono arrivato, lui ha lasciato il timone. Melone invece lo considero un amante del lavoro intenso e un conoscitore del nostro calcio, oltre che una persona schietta e sincera, quindi mi sono trovato in piena sintonia anche perché mi piace la metodologia del fare il professionista anche qui, quando ve n'è la possibilità».
Nonostante la categoria, il Trento è sempre una squadra con una certa pressione ed un certo seguito. Per i giocatori questo è un vantaggio o uno svantaggio?
«Quando usciamo dal tunnel e vediamo tanta gente in tribuna è una spinta in più, non è una frase fatta dire che essere al Trento è un onore anche in questa categoria. La piazza merita certamente altri palcoscenici, nostro dovere è portare la squadra in D, poi si vedrà. Quando c'è stata la grana della penalizzazione anche il blasone gialloblu, oltre alle rassicurazioni del presidente, è stato un elemento che mi ha fatto rimanere nonostante la situazione difficile e le richieste che mi erano pervenute».
A proposito di Serie D, troppo spesso le formazioni che salgono dalla nostra Eccellenza poi fanno fatica appena mettono fuori il naso dai confini regionali. Lei che vanta una lunga esperienza in D ed ora gioca nella nostra massima divisione regionale, che spiegazione si dà?
«Penso che il motivo principale sia racchiuso nei giovani, tanto più da quest'anno che hanno allargato a cinque il numero degli under obbligatori. Fondamentale è quindi avere corsie preferenziali con vivai importanti per avere giovani valenti da affiancare ai propri. Ad esempio a Belluno quando vincemmo il campionato c'erano Giuliatto, ora al Lecce dopo esser passato anche dalla Serie A, Tomasing ora portiere titolare della Reggiana, ed altri che hanno fatto strada. Ecco, questo mi sembra il limite maggiore delle squadre trentine, perché i giocatori forti ci sono anche qui».
In questo campionato ne ha notato qualcuno di particolarmente dotato?
«Beh, il solito Luca Bonazza, anche se con noi non ha segnato, si vede che ha i numeri, poi Feltrin dell'Appiano che già avevo incontrato in D, le punte del Rovereto...».
E nel Trento?
«Nella nostra squadra sono diversi i giocatori di qualità. Gente come i giovani Gattamelata e Paissan, o come Quintana e La Vecchia, hanno la possibilità di salire di categoria, sta a loro provarci. Servono tante altre doti, carattere e mentalità ad esempio, per fare il calciatore ad un certo livello, poi loro hanno dalla loro parte anche l'anagrafe, io ormai ciò che ho dato, ho dato...» sorride Poletti.
A trent'anni si ha difronte ancora una buona fetta di carriera, anche se magari si valutano anche altre situazioni nel compiere le scelte.
«Esatto, non nego che tra i motivi che mi hanno spinto a Trento ha inciso il fatto che ormai da tre anni mi sono trasferito a Vicenza, dove vive la mia ragazza Barbara che raggiungo la domenica per poi tornare qui martedì. Lei lavora in Veneto quindi sale in Trentino il venerdì, la domenica viene a vedere la partita, poi partiamo insieme. E vuole sapere una cosa? Che dopo tanti anni che stiamo insieme ha cominciato anche a capire qualcosa di calcio, domenica ero relegato in tribuna (causa squalifica per cumulo di ammonizioni, ndr) e durante i novanta minuti Barbara ha fatto un paio di commenti tecnici sulla gara che mi hanno sorpreso» ci spiega a metà tra il serio ed il faceto la colonna della difesa gialloblu, brillante in campo quanto fuori.
Concludendo, cosa mi dice della sua squadra del cuore, il Milan che rimonta in campionato ma viene sbattuto fuori dall'Europa?
«Intanto c'è da dire che da giovane ero peggio del mister come ardore per il Milan, ora mi sono “calmato”. Dispiace che solo l'Inter faccia strada in Europa, tanto più ad un rossonero come me: è innegabile che ora come ora sono di un altro pianeta rispetto alle altre squadre italiane, e dico ciò soffrendo molto, però speriamo di far loro uno sgambetto in campionato, magari sperando che la Champions levi loro qualche energia per la domenica...sarebbe una grande gioia vincere il campionato con il Trento e affiancarci questo successo da tifoso!».

Autore
Angelo Zambotti
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