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Eccellenza

Il Campionato visto dagli allenatori: Zingerle

Non si può negare che quest'anno, il Brixen, vada davvero forte. Dopo una stagione terminata al 12° posto, evitando la retrocessione solo grazie al guizzo d’orgoglio finale che aveva regalato tre vittorie in quattro partite, la compagine di Bressanone viaggia per il momento al terzo posto in classifica. Sono 24 i punti conquistati al termine del girone d'andata, a pari merito con Benacense e Rovereto.

Questo buon andamento ce lo conferma anche l'allenatore, Walter Zingerle, che per il secondo anno consecutivo è alla guida del Brixen: «La squadra è molto giovane e l’anno scorso ci siamo ritrovati a soffrire in campionato, perché non avevamo abbastanza esperienza. A dodici mesi di distanza le cose sono cambiate e abbiamo scelto di rinforzarci con nuovi innesti (ad esempio l'arrivo di Thomas e Martin Ritsch). Stiamo giocando bene e mi ritengo soddisfatto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Al termine del girone d’andata siamo al terzo posto, sebbene a pari merito con altre squadre».

Sarà il Bolzano a vincere il campionato?
«Credo proprio che la squadra di Manfioletti abbia già dimostrato di essere la più forte e rimarrà in testa fino alla fine, guadagnandosi la promozione in serie D. Il Merano, in ogni caso, potrà dargli serio fastidio, visto che ha ottimi giocatori e con molta esperienza alle spalle.
Per quel che ci riguarda, il nostro obiettivo è quello di terminare il torneo entro i primi cinque. Se poi ci saranno altre sorprese, ben vengano».

Crede che le squadre trentine, quest’anno, facciano più fatica degli altri anni a rimanere nella parte alta della classifica?
«Non saprei dire esattamente. Mi sembra evidente guardando la graduatoria, che alcune non siano così brillanti come accadeva in passato. È il prezzo da pagare quando si cambia in maniera massiccia la rosa di giocatori. Sono necessari alcuni mesi per recuperare armonia all’interno della squadra ed ingranare la marcia giusta. Non credo che la classifica attuale sia definitiva, se non per le prime posizioni. Anzi, sono convinto che il girone di ritorno ci porterà delle belle sorprese. Molte di quelle squadre, che adesso si trovano nella parte medio-basssa della graduatoria, hanno fatto nuovi acquisti e avranno tempo per rifarsi. Avvantaggiate anche dal fatto che i punti che separano le une dalle altre sono pochi».

Dopo un campionato di serie D le società escono esauste. Dunque è meglio evitare di vincere l’Eccellenza?
«Se una squadra ambisce ad arrivare prima (come può essere la situazione del Bolzano quest’anno) dovrebbe avere alle spalle un programma ben definito. Il salto di categoria è infatti economicamente e qualitativamente impegnativo. Servono giocatori validi, che sappiano gestirsi bene in un campionato quasi professionistico, e, elemento fondamentale, sono necessari molti più soldi. Un investimento, per esempio, che aveva fatto anche l’Alto Adige a suo tempo per giocare un buon campionato in C2».

Il miracolo Mezzocorona può insegnare qualcosa alle altre società regionali?
«Non conosco bene la realtà dei gialloverdi, ma sono comunque convinto che gran parte del merito sia anche del direttore sportivo Luca Piazzi. L’ho conosciuto anni fa e mi ha sempre dato l’impressione di essere una persona assai capace. Conosce bene l’ambiente del calcio, non solo regionale e ha scelto i giocatori giusti».

Quali giocatori si distinguono in questo campionato?
«A me piacciono tantissimo gli attaccanti del Maia Alta (Bernard, Finanzi, Hofer e Pamer), oltre naturalmente al capitano Christian Rainer. E poi non dimentico quelli del Bolzano e della Benacense. Di questi il migliore è il brasiliano De Souza. Vederlo giocare è uno spettacolo, perché ha facilità nella corsa e al tempo stesso un’ottima tecnica».

E tra i giovani?
«Non posso certo dimenticare il nostro Martin Ritsch, che ha appena 18 anni (è nato nel 1990) e potrebbe ambire a giocare in una categoria superiore, magari con l’Alto Adige in C2. Al momento credo che gli manchino gli stimoli giusti, forse per questioni caratteriali e perché é ancora molto giovane. Ritengo un buon elemento anche Benjamin Harasser, del San Giorgio».

Quanti allenamenti affrontate a settimana?
«Per il momento ne facciamo tre (dalle 19.30 alle 21.30) più la partita, anche se quattro sarebbero l’ideale. Purtroppo è un problema di testa: come si fa a chiedere a gente che lavora tutto il giorno di allenarsi quattro volte alla settimana? Mi sembra difficile, io ancora non sono riuscito a convincerli».

Autore
Silvia Gadotti
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