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Hombre del partido

Mister Rastelli, l'addio dopo tre anni di vittorie

Anche le storie più belle, appassionanti ed emozionanti, ad un certo punto, finiscono. È il caso dell'avventura di mister Claudio Rastelli alla guida del Mezzocorona. Dopo tre stagioni di incredibili successi, qualche giorno fa è arrivata l'ufficializzazione dell'addio: Rastelli vola verso la C1 (la destinazione non è ancora ufficiale, anche se la stampa trentina parla del Pergocrema) ed il Mezzocorona nelle prossime settimane renderà noto il nome del successore. Tra le due parti i rapporti restano comunque ottimi, ed anzi si sono sprecati i ringraziamenti reciproci. Ad un paio di settimane di distanza dalla fine dell'avventura rotaliana, abbiamo sentito il mister, tornato a casa in Toscana per qualche giorno di meritato riposo.
Partiamo dalla domanda più ovvia e scontata, ovvero un bilancio delle tre stagioni in gialloverde.
«Naturalmente è molto positivo. Credo siamo riusciti a fare molto più di quanto preventivabile. Prima la promozione dalla D, con una splendida cavalcata, poi i playoff e ora una salvezza meritata e quasi mai in discussione. Sapevo benissimo che questo terzo anno sarebbe stato il più difficile, perché c'era il rischio di una flessione dopo un'ubriacatura di vittorie e perché avevamo un gruppo completamente rinnovato. Ritengo quindi che abbiamo fatto un vero e proprio capolavoro».
Cosa ti porti via, umanamente e professionalmente, da Mezzocorona e cosa invece pensi di aver lasciato?
«Senza dubbio questi tre anni mi hanno fatto crescere come allenatore e mi hanno permesso di confrontarmi con una categoria, la C2, che non conoscevo. Nel Mezzocorona, inteso sia come società sportiva sia come paese, ho trovato tante persone che mi hanno dato amicizia, con le quali ho instaurato un bel rapporto e che mi hanno apprezzato come persona prima che come allenatore. Si sono creati dei rapporti umani che rimarranno nel tempo, anche se le strade si sono separate. Da parte mia spero, anzi sono sicuro, di aver lasciato il ricordo di una persona moderata e tranquilla, che ha lavorato con serietà raggiungendo ottimi risultati».
Chiunque prenderà il tuo posto troverà un'eredità importante. Cosa ti senti di consigliare al tuo successore visto che conosci benissimo ambiente e territorio?
«Penso che nel futuro prossimo ci saranno delle stagioni difficili, con l'obiettivo di consolidarsi e crescere sempre più. Chi arriverà troverà un ambiente sereno, nel quale avrà lo spazio per muoversi professionalmente e per crescere».
Anche perché, con l'addio tuo e di Piazzi, inevitabilmente si chiude un ciclo e chi arriverà troverà delle pagine bianche sulle quali scrivere nuovi capitoli della storia gialloverde.
«Certamente si chiude un ciclo molto positivo. In particolare credo che l'addio di Piazzi sia una perdita molto grave, di certo più della mia. Il direttore sportivo era il simbolo della continuità ed aveva portato una certa mentalità che sarà difficile ritrovare. Mi spiace che Luca non sia restato, ma spero che a Mezzocorona si riesca ad andare avanti alla grande ugualmente».
Parliamo del calcio in Trentino: come l'avevi trovato tre anni fa e come lo lasci ora?
«Penso che il Mezzocorona abbia portato un modo di pensare nuovo ed innovativo nel calcio locale. In Trentino non c'è ancora una cultura del lavoro per ambire a diventare calciatori: si gioca per la squadra del paese, ma un certo tipo di ambizioni e professionalità non esistono. Spero che la nostra avventura in questi tre anni possa servire come esempio e che tutto il Trentino sia cresciuto grazie alla nostra esperienza. Abbiamo dimostrato che si può vincere scommettendo sui giovani ed avendo una buona organizzazione e la capacità di programmare».
Il momento più bello e quello più brutto?
«Il più positivo penso sia certamente quella finale playoff di dodici mesi fa. Siamo stati ad un passo dalla C1 e possiamo dire di non esserci arrivati pur senza aver perso. È stato un momento esaltante per tutti, irripetibile. Un momento negativo non c'è stato: ci sono state difficoltà, ma con l'aiuto della società le abbiamo sempre superate».
Durante la tua gestione hanno vestito la maglia gialloverde tanti giocatori. Chi sono quelli che ti porti nel cuore?
«Sicuramente i “vecchi”, lo zoccolo duro del Mezzocorona. Macchi e Toccoli soprattutto, i giocatori simbolo, i due più rappresentativi insieme a Berardo. Loro sono stati fondamentali per tutto quello che siamo riusciti a fare».

Autore
Matteo Lunelli
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