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La bella esperienza dei bambini dell'Atletico Sibillini

Il Torneo Internazionale Pulcino d’Oro ha sempre manifestato, fin dalla propria nascita, una forte vocazione verso le attività solidali. È bello giocare e divertirsi, ma è anche bello tendere la mano a chi è in difficoltà, è questo il messaggio che si vuole trasmettere ai ragazzi. Quest’anno il comitato organizzatore ha pensato di ospitare una squadra proveniente dalla zona, a cavallo fra Marche, Umbria e Lazio, duramente colpita dalla lunga serie di movimenti sismici cominciati un anno fa e non ancora terminati.
Grazie agli sforzi del U.S. Levico Terme e alle quote versate dalle altre società iscritte è stata così offerta una “wild card” all’Atletico Sibillini di Amandola, un paese in provincia di Fermo, vicino al confine con quella di Ascoli, che ha subito profonde ferite a seguito del terremoto. Oggi la squadra guidata dal dirigente – allenatore Pino Morelli, accompagnato da Walter Fioravanti, si è fatta valere nel girone di Borgo Valsugana, ma soprattutto ha cominciato a vivere un’esperienza importante, per lasciarsi alle spalle le paure e le tensioni degli ultimi mesi.
«Avremmo voluto portare in Trentino una selezione dei migliori giocatori della nostra zona – racconta lo stesso Giuseppe (detto Pino) – ma purtroppo la federazione ce lo ha impedito, perché i ragazzi non potevano essere coperti dall’assicurazione in quanto non convocati dalla Figc, e quindi abbiamo portato solo i nostri ragazzi. Si tratta di otto bambini, anzi di sette bambini e una bambina, accompagnati da due dirigenti e qualche preziosa mamma. I ragazzi si sono subito dimostrati entusiasti d questa trasferta, un po’ meno alcuni genitori, ma alla fine eccoci qui».

In che campionato milita la vostra prima squadra? «In Seconda Categoria, ma il prossimo anno contiamo di portarla in Prima, in quanto abbiamo fatto domanda di ripescaggio dopo aver perduto i playoff. La società, con il suo settore giovanile, copre tutte le fasce di età, dalla categoria Juniores ai Piccoli amici».
Quanto è stata colpita Amandola dalle scosse? «Siamo in mezzo al “cratere” e quindi le abbiamo subite tutte. Ad Amandola per fortuna non si sono verificati decessi a causa del terremoto, ma ci sono ancora mille persone sfollate, il 95% delle case è lesionato e l’ospedale è del tutto inagibile. Il problema è che la terra continua a tremare, l’ultima volta lo ha fatto la settimana scorsa, e che i due metri di neve caduti in inverno hanno creato ulteriori danni. Per fortuna il campo da calcio è sempre rimasto agibile, dato che non è stato utilizzato per ospitare altre strutture temporanee, ma purtroppo molti ragazzi non hanno potuto venire ad allenarsi e a giocare, perché non erano in grado di recuperare scarpe e materiale da gioco nelle proprie case. Inoltre è capitato spesso di dover rinviare le partite, perché il campo doveva essere utilizzato per l’atterraggio e il decollo di elicotteri in servizio di soccorso».

Con quale spirito affrontate questa avventura trentina? «Ci piace l’idea di confrontarci con altre realtà calcistiche, per renderci conto del nostro reale livello: è importante constatare come giocano i team di alto livello, ma anche raccogliere soddisfazioni battendo formazioni alla nostra portata. Stamattina ho visto molta tensione all’inizio del torneo, poi il primo successo ci ha sbloccato. Soffriamo un po’ il caldo, perché sui campi sintetici si fa sentire di più e soprattutto soffriamo il fatto di essere qui con soli otto bambini. Uno di essi, Radjip, è di origini indiane: nella nostra zona c’è un’intera comunità che è arrivata da quella nazione, anche se alcuni dopo il terremoto hanno scelto di andarsene».
Avete invitato i genitori a raggiungervi? «Sì, alcuni dovrebbero arrivare per godersi un fine settimana in questa zona bellissima, che non conoscevo. Attendiamo loro notizie».

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