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Hombre del partido

Mirko Dalpiaz, il rullo compressore della Prima

Di sport ne ha praticati tanti da giovane, ma alla fine ha scelto il calcio, perché correre dietro a un pallone è sempre stata la sua passione. Una dolce tribolazione che continua anche adesso ogni domenica in campo, con ottimi risultati: Mirko Dalpiaz è il capocannoniere del girone C della Prima Categoria, con ben 19 gol nell’andata, "roba" da Eccellenza! Dalpiaz arriva dritto dritto proprio da qui, dove in carriera ha segnato 89 reti…un altro anno e avrebbe potuto raggiungere quota 100. L’attaccante 28enne, nato sotto il segno del Leone, ha però deciso di tornare al TNT Monte Peller del presidente Zanolini, la società nella quale è cresciuto calcisticamente.

Le motivazioni? "Questioni di cuore" in primis, visto che si è sposato con Sara il 1° luglio scorso ed è più vicino a casa, e, in secondo luogo, una gran nostalgia per la società anaune. Di chilometri ne ha fatti tanti, su e giù per il Trentino, ogni anno in una squadra diversa. Nell’ordine ha esordito nel Cles a soli 17 anni e si è preso la soddisfazione del primo gol importante «anche se poi mi facevano stare in panchina», nel Rovereto, nel Salorno, nel Comano Fiavé, nel Borgo, di nuovo al Salorno, poi nell’Alense e nel Predaia. Grazie anche al bagaglio di esperienze ha saputo calarsi in fretta nella nuova realtà e continuare a fare, anche nella categoria minore, ciò che ha sempre fatto anche in Eccellenza: segnare. «Certo, avrei potuto giocare nuovamente con il Salorno e con l’allenatore Alberto Romanin, che per me è un mito. – racconta – Si sono fatti avanti a inizio stagione per propormi di tornare con loro. Ma avevo già preso impegni con la squadra (TNT Monte Peller) che mi ha cresciuto fin da bambino. E avevo voglia di tornare con i “vecchi” compagni di squadra, amici del mio paese: è un gruppo affiatato e non ci sono invidie tra di noi, questo fa la differenza in campo. Chissà, per il futuro se avrò un’altra chance, potrei provare a raggiungere i 100 gol in Eccellenza.
E pensare che fino ai 16 anni Mirko si divideva fra il tirar racchettate a una pallina e tirar calci al pallone.
«La domenica la passavo tra due partite di tennis la mattina e una di calcio nel pomeriggio. Poi ho scelto il secondo, ma ancora adesso mi piace variare, altrimenti mi annoio: vado a correre, a sciare, in mountain bike, scampagnate in montagna. Tutto questo oltre ai due allenamenti a settimana con la squadra e la partita alla domenica.
Da piccolo, come tutti i ragazzini, sognavo di fare il calciatore. Fino alla categoria allievi ero a centro campo, nel ruolo di difensore».
L’allenatore, evidentemente, non aveva ancora capito di che pasta era fatto.
«Mi ricordo quando mi allenavo nella Primavera del Verona, perché frequentavo là l’Isef: molti dei miei compagni di allenamento, ora, sono diventati calciatori di serie A e un po’ li invidio».
Adesso Mirko lavora come insegnante di educazione fisica alla scuola media di Cembra, (Mirko è diplomato all’Isef di Verona con specializzazione al SSiS di Venezia) e collabora con il Coni per vari progetti di educazione motoria nelle scuole elementari della provincia. Inoltre è allenatore della squadra di minivolley dell’Anaune e tiene parecchi corsi di ginnastica presso palestre e strutture sportive.
«Penso che il calcio sia uno sport davvero bello e che merita: tante cose però non funzionano, per esempio gli stipendi troppo alti che prendono i calciatori di serie A, oppure l’enorme quantità di quotidiani e riviste che parla solo ed esclusivamente di calcio a scapito degli sport minori. Purtroppo è la legge del mercato, il mondo del pallone la fa da padrone per i numerosi interessi economici in gioco».
Chiudiamo quest’intervista con la richiesta di Mirko che ci raccomanda di salutare "I cari amici friulani".

Autore
Silvia Gadotti
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