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Hombre del partido

Luca Zampiccoli «Date fiducia a noi giovani»

Luca Zampiccoli è un centrocampista centrale classe 1990. Da tre anni milita nella Baone in promozione, dopo aver disputato le giovanili nell’Arco e una stagione nel Castelsangiorgio. Per lui un’annata sfortuna, a causa di un infortunio alla caviglia che l’ha tenuto lontano dai campi di gioco per parecchi mesi. Anche la sua squadra, partita per centrare il salto di categoria, sta faticando complice un girone di ritorno difficile. «Al momento siamo nella metà bassa della classifica. Ad inizio anno l’obiettivo era di fare un torneo di vertice, considerando anche che nelle ultime stagioni siamo arrivati nelle primissime posizioni. Peccato perchè fino a novembre abbiamo mantenuto i pronostici ed eravamo secondi grazie ad un serie di vittorie consecutive. Adesso siamo in grande difficoltà (la Baone non vince dal 9 novembre e nelle ultime dieci partite ha pareggiato tre gare perdendone sette n.d.r.)».
Strano, perchè quando si inizia una stagione alla grande subentrano stimoli e motivazioni. Come mai avete mollato?
«Difficile dirlo. In estate ci siamo rinforzati e bene o male nella prima parte di anno siamo andati forti. Di sicuro una spiegazione è da ricercare nei tanti infortuni che abbiamo subito: domenica scorsa c’erano ben 8 giocatori infortunati. Io, pur non essendo ancora guarito, sono stato convocato per fare numero e ho pure giocato una mezzora. Poi con le prime sconfitte il clima è cambiato, non c’è più la serenità e la tranquillità dell’inizio. Speriamo di riuscire ad invertire la tendenza».
Tu sei un centrocampista, ma spesso hai giocato come difensore. Perchè?
«Una scelta del mister. Io preferisco mille volte giocare a centrocampo e ritengo di esprimermi meglio in mediana. Però sono uno dei giovani del gruppo e il regolamento obbliga le società a schierare i due under. Così mi hanno messo dietro per necessità, non per una questione tecnica o tattica, o perchè l’allenatore ritenesse che potessi esprimermi meglio in difesa. Ovviamente per la squadra mi sono sacrificato facendo un ruolo che proprio non sopporto».
Non mi pare esattamente il modo ideale per valorizzare i giovani. Forse la regola degli under è stata capita male?
«La questione non è semplice. Molti allenatori tendono a mettere in campo i giovani perchè devono, piazzandoli dove c’è spazio in campo, magari fuori ruolo o in posizioni dove “non si fanno danni”. Ovviamente è legittimo farlo, ma penso che allenatori e società dovrebbero cambiare questo modo di fare perchè non credo sia il modo giusto di valorizzare i ragazzi. E poi non vengano a lamentarsi tra qualche anno che non ci sono giovani forti...».
Qualche tuo coetaneo sul quale scommetteresti?
«Ce ne sono parecchi. Direi Finotti del Dro, Lissandrini che era nella Fersina lo scorso anno, Marinaro del Castelsangiorgio, Petrolli e Risatti dell’Arco. Tutti ragazzi molto dotati che possono crescere ancora molto: spero che possano trovare allenatori e società che puntano su di loro».
I giocatori che invece ti hanno impressionato di più?
«Io penso, senza voler passare per presuntuoso, che la difesa della Baone sia la più forte: Perantoni, Rosà e Benedetti formano un terzetto che ha tutte le doti necessarie per fare bene. In porta a me piace molto Galas, che ogni tanto commette delle ingenuità ma è fortissimo. A centrocampo penso siano molto bravi Galante e Gabbia, mentre in avanti ammiro Ferrari e Molon».
Ti ho chiesto i giovani migliori e i giocatori che preferisci: passiamo ora agli allenatori. Tra quelli che hai avuto e quelli dei quali hai sentito parlare chi preferisci?
«Penso che Zoller sia il migliore quando si parla di creare un gruppo unito e solido. Poi mi sono trovato benissimo con Dalbosco ai tempi delle giovanili: lo sento ancora oggi e devo dire che per me è stato un vero punto di riferimento. Ora sto conoscendo Cuel che è arrivato da un paio di settimane. La prima impressione è ottima, anche perchè mi fa giocare nel mio ruolo di centrocampista. Da quello che ho sentito anche Gabrielli è molto bravo, anche se magari urla un po’ troppo trasmettendo così ansia ai giocatori. Però come mister è bravissimo. Allenatori di altissimo livello? Pur essendo juventino non dico Ranieri e men che meno Mourinho. Stiamo molto Prandelli e Spalletti».
Considerato che parliamo di calcio di serie A, chi è il tuo giocatore preferito?
«Certamente Cristiano Ronaldo, il migliore».
Visto che ieri sono stati giocati i quarti di Champions, perchè secondo te non c’erano squadre italiane?
«Credo che la Juve non sia ancora pronta per andare avanti in queste competizioni. Non è al livello delle altre squadre europee di primissima fascia tecnicamente parlando. L’Inter, senza italiani, secondo me non ha gli stimoli giusti. Ai tanti stranieri non interessa troppo la maglia, penso che abbiano anche delle difficoltà a capirsi e intendersi in campo per via della lingua. Il Milan credo sia la squadra più forte, ma ha una difesa troppo vecchia e, più in generale, un’età media troppo avanzata. Il problema è che anche ad alti livelli non si lanciano bene i giovani. Pensiamo che la nazionale di Lippi ha giocato l’ultima partita con Pepe, Quagliarella e Di Natale, mentre l’Argentina con Messi, Tevez e Aguero: direi che non c’è paragone. Da noi pompano troppo i giocatori che si montano la testa. Vedrai Balotelli: secondo me non andrà da nessuna parte e tra un paio d’anni tutti si saranno dimenticati di lui».
Chi vince questa promozione?
«Penso che alla fine vincerà il Comano. Adesso è in testa la Rotaliana, ma il Comano è una squadra più compatta».
Mezzocorona e Trento li segui?
«Guardo sui giornali i risultati ma giocando non posso andare a vederli. Il Mezzo l’ho visto questa estate a Pinzolo contro la Juve. Li ammiro perchè lanciano tanti giovani: magari non trentini, ma è uguale, l’importante è che siano tutti ragazzi. Perchè pochi trentini? Penso per una questione tecnica, che deriva da un problema di mentalità. Magari tanti non hanno voglia di fare allenamento tutti i giorni e di impegnarsi a fondo. Io lo farei, ci proverei almeno una volta nella vita, ma è una questione soggettiva».
La tua famiglia ti segue nel calcio?
«Si, soprattutto mio papà. Da giovane giocava, anche se a livelli bassi, ovvero nella squadra dell’oratorio. Però mi segue sempre e poi parliamo della partita, discutiamo sulle varie azioni e a volte mi fa pure arrabbiare perchè la vediamo in maniera differente».
Il sogno nel cassetto?
«Nel calcio mi piacerebbe riuscire a giocare in serie D con una squadra locale, che sia a Trento, a Riva o in altre zone è uguale. Certo per riuscirci dovrei lavorare molto tecnicamente e anche tatticamente. Nella vita invece spero di laurearmi: quest’anno finisco ragioneria e da settembre sarò a Trento per fare Economia e Commercio. Andrò a vivere lì, speriamo vada tutto bene...».

Autore
Matteo Lunelli
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