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Hombre del partido

Il riscatto di Massimo Macchi

Da quando appena dodicenne era stato scelto per le giovanili del Milan, Massimo Macchi ha sempre continuato a fare quello che gli riesce meglio: parare. Classe 1977, milanese d’origine e precisamente di Gallarate, si è trasferito, ormai da qualche annetto in Trentino per giocare nella rosa del capoluogo, che all'epoca era nella categoria superiore. Nell’ultima stagione è stato uno dei protagonisti della grande ribalta del Mezzocorona, approdato sorprendentemente in C2. Decisamente meno esaltante è stato il campionato del Trentino Calcio Trento. «Quando ho fatto la scelta di passare al Mezzocorona (necessità praticamente obbligata) non avrei mai pensato di poter giocare un campionato così – ha commentato Massimo, giustamente inorgoglito. Negli anni scorsi mi sono sacrificato per un progetto al Trento, che però non si è concretizzato. In un certo senso posso dire che quest’anno ho ottenuto il mio riscatto».
Ginnasta mancato da piccolo (suo padre era uno dei tecnici della Nazionale Maschile ai tempi d’oro di Juri Chechi, ma Massimo con il suo 1 metro e 85 ci sembra davvero poco adatto alle discipline ginniche) Macchi si è appassionato al calcio fin da giovanissimo, e in poco tempo le sue doti acrobatiche sono state notate dai tecnici delle giovanili al Milan.
«Sono sempre riuscito a mantenere un certo distacco dall’agonismo esasperato e non ho mai pensato che il calcio potesse diventare la mia vita, anche quando mi hanno chiamato da Gallarate per entrare a far parte del Trento. Mi sono trasferito e ho continuato a studiare all’università».

Il Mezzocorona si è dimostrata essere la squadra vincente del campionato di serie D, una vera e propria sorpresa. «Il merito è stato dei giocatori, ragazzi in gamba che si sono impegnati per raggiungere un obiettivo comune, ma anche per la divisione di competenze e di ruoli all’interno del direttivo, che hanno permesso di mantenere un giusto equilibrio. Nelle ultime partite, quando ormai la promozione era già in tasca, Macchi è stato affiancato da altri due giovane portieri, tra cui Juri Osti. Adesso si parla già di nuovi acquisti da affiancargli per la prossima stagione. Le trattative sono ancora aperte: tre nomi top secret di ex Primavera soprattutto, ma anche il meranese Gabriel Hofer, quest’anno al Novara.
«Quando giocavo nelle giovanili del Milan e facevo il raccattapalle durante le partite della serie A, mi “incantavo” a guardare il portiere ed a studiarne la tecnica. Ma in realtà non ho mai avuto un idolo del calcio vero e proprio. Crescendo ho sempre cercato di non assomigliare a nessun’altro e di rimanere me stesso. A proposito – ci tiene ad aggiungere Massimo – penso che al calcio in provincia manchino gli stimoli per l’attività giovanile. Non tanto per la mancanza di impianti, che sono diffusi più o meno in tutto il territorio, quanto per l’assenza di una volontà forte decisa a far crescere il vivaio. Certo che per fare le cose fatte bene si devono investire anche parecchie risorse, altrimenti si rischia di ottenere un risultato a metà». Dopo anni di tribolazioni divise fra libri e pallone, per Mirko è arrivata anche l’ora della laurea in economia, in luglio. «Non ci sarà tanto tempo per festeggiare, già ai primi di agosto sarò in ritiro con la squadra per iniziare la preparazione per la prossima stagione, che sarà davvero importante».

E a questo proposito, che effetto gli fa tornare a giocare sul campo di Trento, da squadra vincitrice del campionato di D? «Beh, è sicuramente una bella emozione…i momenti in cui si percorre il tunnel che dagli spogliatoi porta al campo sono quelli che non si dimenticano mai». E con i tifosi come la mettiamo? Vi seguiranno anche al Briamasco? «Certo che si, credo proprio che la nostra curva ci supporterà in tutti i casi e in qualsiasi campo. Sono stati fantastici e ci hanno dato un grandissimo supporto durante tutta la stagione».

Autore
Silvia Gadotti
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